Una bianca e l’altra nera,
eccole le signore del mio destino immateriale,
del mio sonno riposto sulla pietra
dell’eternità dei tempi e delle notti.
Vi ho amate come chi ama
le donne impalpabili
che nascono dal corpo inebriante della luce
e poi si rifugiano nell’animo dei libri,
signore sprezzanti della sorte di chi le ama.
Molte volte le ho viste abbandonare la forma felina
per trasformarsi in donne capricciose,
dall’aria allucinata e febbrile, invadendo
le mie notti inquiete fatte di scrittura.
Cosa sarebbe stato di me, poeta appassionato,
se i nostri destini non si fossero fusi,
due acque della stessa fonte
che corrono veloci e limpide in direzione del mare,
imitando le stelle che corrono verso l’infinito?
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