Cenerentola parte I, Rodopi

(function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) return; js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = “//connect.facebook.net/it_IT/sdk.js#xfbml=1&appId=1472433006369628&version=v2.0”; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs); }(document, ‘script’, ‘facebook-jssdk’));Mi sono trovata a rileggere alcune delle più famose fiabe per bambini e ho scoperto un mondo fantastico e molto interessante dietro alcune delle più conosciute. Oggi vi parlerò un po’ della fiaba di Cenerentola.
E’ una delle più antiche e diffuse. La versione più conosciuta è quella di Charles Perrault  pubblicata per la prima volta a Parigi nel 1697 nella raccolta “I racconti di mamma oca”. Una delle versioni più antiche è però la versione egiziana, risalente a circa 5000 anni fa.

Confronto tra un dipinto egizio e un’immagine del film di Cenerentola (Walt Disney 1950)

La fiaba parla di Rodopi (Rodopì o Rodope) una schiava di origine tracia che lavora nell’abitazione del suo padrone egiziano con altre schiave. La fiaba racconta che
il padrone fosse gentile con Rodopi ma che le altre schiave si prendessero gioco di lei, del suo status di straniera e della sua carnagione chiara, sottoponendola a continue umiliazioni. Lei nonostante tutto continuava, nel suo tempo libero, a cantare e danzare nel giardino del suo padrone. Un giorno egli la vide mentre ballava a piedi nudi e, rapito dalla sua bravura e leggiadria, decise di farle un dono: un paio di scarpe d’oro rosso. Questo dono indispettì le altre schiave che aumentarono il carico dei lavori che la povera Rodopi avrebbe dovuto compiere. Quando il Faraone Amosis (o Amasis) organizzò una celebrazione in proprio onore nella città di Menfi, decise di invitare tutto il suo popolo. Rodopi era entusiasta poiché avrebbe avuto l’occasione di divertirsi alla corte del Faraone ma le altre schiave ostacolarono i suoi piani dandole una lista infinita di lavori domestici da portare a termine. Mentre era al fiume a fare il bucato le si bagnarono le famose scarpine d’oro e lei prontamente, le mise ad asciugare al sole. All’improvviso Horus, sotto le sembianze di falco, rubò una scarpetta e volò via. La povera Rodopi, ormai rassegnata, nascose la scarpetta che le era rimasta sotto la tunica. Nel frattempo, alla festa,  apparve il falco che lasciò cadere sul grembo del sovrano la scarpetta d’oro. Il faraone, sapendo che il falco rappresentava Horus (uno degli Dei più potenti d’Egitto), interpretò questo dono come un segnale Divino. Diede quindi ordine di cercare la proprietaria della calzatura. Finalmente giunsero alla casa di Rodopi dove le schiave presenti riconobbero la scarpetta e cercarono a tutti i costi di infilarla ai propri piedi. La ragazza stava nascosta per paura delle altre schiave, ma quando il Faraone la vide le chiese di avvicinarsi e provare la scarpa. Calzava perfettamente. A questo punto Rodopi mostrò al sovrano anche l’altra scarpetta e il Faraone la chiese in sposa.

Mica male per una schiava! Ovviamente nell’antico Egitto non c’erano scarpette di cristallo ma anche quelle d’oro rosso di sicuro erano rare. Nella prossima parte Yeh-Shen, la Cenerentola cinese.
Buona lettura!

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