Mi chiamo Chuck, Aaron Karo

Charles Taylor, detto Chuck, ha diciassette anni e pensa di soffrire del disturbo ossessivo-compulsivo. Controlla continuamente che le piastre della cucina siano spente, gira sempre quattordici volte la combinazione dell’armadietto a scuola ed è terrorizzato all’idea di sporcarsi per via dei germi che potrebbero infestare il suo corpo. Ma Chuck in questa storia non è da solo, ci sono Steve, il suo migliore amico, e Beth, la sorella, che lo ignora costantemente. E ci sono anche le Converse, un paio per ogni emozione a seconda del colore. Poi, a sconvolgere Chuck e il suo disturbo ci sono la dottoressa S., la psichiatra da cui viene mandato Chuck, e Amy, una nuova compagna di classe.

In questo racconto in prima persona è impossibile non sorridere e non ridere, e forse è impossibile anche non provare un minimo di compassione e di empatia per Chuck, che si ritrova a dover combattere tutte le sue ossessioni. È un libro che si legge velocissimamente, grazie ai capitoli molto corti e grazie allo stile, diretto e conciso. Forse questo fatto lo rende troppo svelto per comprendere appieno il disturbo ossessivo-compulsivo, ma d’altronde questo non deve essere un trattato di psichiatria, perciò è perfetto così. Risate, tristezza, amore, ansia, vitalità e delusione, c’è tutto.

VOTO: 8.5

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