Speciale: Il gatto nelle diverse culture

I gatti sono animali preziosi, affettuosi e calmi, agitati e giocherelloni, tutti diversi e adorabili. Mi è stato regalato il libro “I poteri magici del Gatto” di Fabio Nocentini, che riporta la storia dei gatti e tutti i suoi poteri magici e ho deciso di riportare qui alcune cose molto interessanti a proposito di questi magnifici animali. Lo consiglio a tutti gli amanti dei gatti, ma soprattutto a chi è particolarmente interessato alle interazioni tra la nostra mente e la mente del nostro gatto, alle modalità di comunicazione coi i nostri piccoli felini e a tutte le curiosità che sono presenti in questo magico libro.

Il gatto con la sua aria di mistero ed eleganza è sempre stato visto in maniere differenti a seconda delle diverse epoche e culture, dall’antico Egitto ai giorni nostri.

Dai tempi antichi in Egitto si sa che il gatto è stato venerato e celebrato, soprattutto a partire dal 1000 a.C., quando si inizia a venerare la dea gatta, Bastet, simbolo di amore, famiglia e maternità. I gatti venivano allevati
in tutti gli edifici e, alla loro morte, era riservata una speciale cerimonia funebre: venivano mummificati, decorati e posti dentro un sarcofago a forma di gatto, che veniva poi portato in uno dei cimiteri per gatti nelle città doveBastet veniva venerata di più.

 “Tu sei il Grande Gatto, il vendicatore degli Dei..”

(Iscrizione su una tomba a Tebe)

I Greci invece tenevano i gatti sulle navi, pensando che riuscissero ad allontanare le tempeste e perché tenevano lontani i topi e quindi a proteggevano le provviste. Il loro collegamento con gli dei si ha con Artemide, dea della Luna, della caccia e signora degli animali e ad Atena, simbolo di saggezza.

Nell’antica Roma il gatto invece era inizialmente sconosciuto e si dice che l’abbia portato per primo Taras, il figlio del dio Poseidone. I Romani lo veneravano per la sua bellezza, la sue abilità nella caccia e per la sua indipendenza, tanto che la dea romana Libertas ha vicino un gatto, come simbolo di libertà.

Dai Celti probabilmente i gatti non erano ben visti perché erano considerati incarnazione di forze malvagie, ma non sono rimaste testimonianze di questa popolazione per accertare questi fatti.

I Germani apprezzavano invece la loro abilità di caccia e in Scandinavia i gatti erano sacri perché trainavano il
carro della dea Freya, simbolo di amore e bellezza.

Anche gli Arabi consideravano il gatto come anima pura esi narra che Maometto tenesse sempre il suo gatto Muezza in grembo durante i sermoni.

In India invece il gatto è collegato alla divinità Shasti, che lo cavalca, ed è associato alla maternità.

In Birmania il gatto era posseduto solo dalla famiglia reale, dai sacerdoti e da pochi altri  perché era considerato sacro, da una leggenda che vedeva protagonista la dea Tsuyn-Kyan-Kse, che possedeva occhi di zaffiro, il sacerdote devoto Mun-Ha e il gatto Sinh: durante un attacco al tempio della dea il sacerdote venne ucciso e il gatto saltò subito sul corpo del sacerdote volgendo il suo sguardo alla dea, che permise all’anima di Mun-Ha di trasferirsi nel corpo del gatto. Così il gatto si trasformò, i suoi occhi divennero azzurri e le zampe divennero marroni ad eccezione dell’ultima parte, che rimase bianca perché a contatto con la purezza del sacerdote.

In Cina si credeva che i gatti riuscissero a mettere in fuga gli spiriti maligni e venivano usati, come anche in Giappone,  per proteggere i bachi da seta. Per i buddisti inoltre il gatto era simbolo di purezza e si racconta che una volta il gatto fu convocato ad assistere all’entrata di Buddha nel Nirvana, ma si addormentò e arrivò in ritardo alla cerimonia.

Anche nelle civiltà precolombiane il gatto e in generale i grandi felini erano abbondantemente ammirati, ad esempio tra la popolazione Pawnee del Nord America il gatto è considerato un animale sacro, simbolo di riflessione e ingegnosità.

 Come quell’ enormi sfingi distese per l’eternità in nobile 

posa nel deserto sabbio, essi scrutano il nulla senza curiosità, calmi e saggi.

(Charles Baudelaire)

Con la diffusione del Cristianesimo in Occidente però il gatto inizio ad essere visto molto diversamente. La Chiesa gli attribuì poteri malefici e iniziò così una caccia ai gatti, che vennero uccisi, a volte accompagnati da donne considerate streghe. Ad eccezione di pochi personaggi, come San Francesco, che considerava tutti gli
animali uguali e alcuni monasteri in cui i gatti venivano allevati dai monaci, la maggior parte delle personalità della Chiesa considerava i gatti come entità malvagie.

L’Illuminismo attuò una svolta non indifferente, la gente divenne meno superstiziosa e il gatto iniziò nuovamente a comparire in opere d’arte e opere letterarie. Dopo il 1700 il gatto venne quindi nuovamente celebrato e iniziarono a diffondersi le mostre feline.

Sono molto diffusi anche i “gatti da biblioteca”, gatti curati, nutriti e allevati in diverse biblioteche del mondo, oppure i gatti da museo, come si può vedere al museo dell’Ermitage di San Pietroburgo, nel quale dal 1745 l’imperatrice Elisabetta Petrovna ordinò che i gatti migliori nella caccia venissero portati al Palazzo d’Inverno. Ad Amsterdam invece nel canale Singel si trova un battello che accoglie gatti abbandonati con la speranza di trovare per loro una famiglia.

“Credo che i gatti siano spiriti venuti sulla terra. 

Un gatto, ne sono convinto, può camminare su una nuvola.”

(Jules Verne)

I simboli legati al gatto sono la donna, l’armonia domestica, la Luna, l’oscurità, la magia, l’inconscio e il mistero, insomma hanno tutti qualità eccellenti e diverse modalità di dimostrarle tutte. Ad esempio il pelo può essere indicativo sulle caratteristiche del gatto. Un gatto nero rappresenta il mistero ed è riservato, sensibile e imprevedibile, il gatto bianco è invece docile, affettuoso e disciplinato, quando il gatto è bianco nero si ha invece un mix di tutte quelle qualità. I gatti arancioni sembrano più attivi, curiosi e possessivi, mentre quelli tigrati sono considerati molto intelligenti, invece quelli con il pelo di colori diversi (bianco, nero e arancione) sono dei portafortuna. I gatti con il pelo marroncino sono dinamici e pratici e i gatti grigi sono simbolo di calma e autocontrollo.


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